Il termine "trasformazione digitale" non è affatto una tendenza dell'ultima ora. Da anni è argomento di studio e di dibattito. Negli anni '90, infatti, il settore retail ha iniziato a trasmettere campagne pubblicitarie sui mass media che erano in prima linea nella trasformazione digitale. Sebbene gli acquisti fossero effettuati presso i negozi fisici, il processo era iniziato.

Poi, a partire dagli anni 2000, le piattaforme di social media e i dispositivi mobili hanno favorito l'introduzione di nuovi metodi radicali di comunicare e fare business. I clienti si aspettavano che le aziende fossero disponibili istantaneamente e su più canali. La comunicazione digitale in tempo reale e personalizzata non solo era possibile, ma anche la norma. Insieme a quell'evoluzione, sono stati introdotti nuovi metodi di pagamento per gli acquisti, ad esempio PayPal, Venmo e Zell. Il commercio online e le transazioni basate sul web presero il sopravvento non solo nel settore retail, ma anche nel settore bancario e dei servizi. Ora le aziende utilizzano enormi quantità di dati personali generati sui social media e sui dispositivi mobili per offrire una migliore customer experience.
Le aziende che digitalizzano sfruttano l'enorme pool di dati personalizzati per migliorare i loro prodotti, comunicazioni, servizi e interazioni in modo che i clienti si sentano molto più “curati” come persona e più soddisfatti delle transazioni.
È chiaro, quindi, che il futuro riserva approcci più orientati ai dati per le strategie aziendali, contribuendo a riformulare interi mercati e a promuovere un migliore processo decisionale a ogni livello dell'azienda. La trasformazione digitale non si limita a migliorare i processi dedicati. Consente di reinventare qualsiasi settore su vasta scala.